Continuano a crescere, soprattutto nel Nord Italia. E, nonostante le loro dimensioni restino ancora limitate, l’apporto che potenzialmente possono dare all’economia nazionale è, e sarà sempre di più, di rilievo. Sono le start-up energetiche, un microcosmo che I-Com (think tank fondato nel 2005 con sede a Roma e a Bruxelles per promuovere temi e analisi sulla competitività (https://www.i-com.it), ha analizzato nell’ultimo il rapporto innovazione 2018.
LE START UP ENERGETICHE VALGONO IL 15% DEL VALORE GENERATO DALLE PMI
In Italia sono 1.274. Numeri piccoli, si potrebbe pensare. Invece l’apporto che l’ecosistema delle start up può dare all’economia nazionale diventa più importante di anno in anno. Le stime dell’impatto economico, di oltre 500 milioni di euro sul prodotto interno lordo italiano, parlano di un 15% del valore generato nel complesso dalle piccole e medie imprese innovative nel nostro Paese. E sono le regioni settentrionali ad assorbire la maggior parte del valore economico complessivamente generato (circa il 70%).
Al primo posto c’è la Lombardia con 253 start-up attive, mentre il secondo va all’Emilia-Romagna con 136. Seguono il Veneto con 117, la Campania con 108 e il Lazio con 100. Le città che primeggiano sono Milano con 1.534 start-up totali e 139 energetiche e Roma con 821 in totale e 86 energetiche. In crescita anche l’impatto in termini occupazionali, ma si tratta ancora di un contributo non particolarmente significativo: dei circa 60 mila posti di lavoro stimati per tutta la galassia delle start up solo circa 8 mila sono attribuibili al comparto energia.
ITALIA INDIETRO SU BREVETTI ENERGETICI
Anche se l’Italia resta ancora molto indietro dal punto di vista dei brevetti energetici, che sono solo 878 (pari allo 0,9% del totale a livello globale), le start-up energetiche appaiono comunque tendenzialmente più innovative: il 27% di queste ha svolto un’intensa attività innovativa tradottasi nel deposito di un brevetto o nella registrazione di un software, e si tratta soprattutto di start-up della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto. In generale, i due terzi dei brevetti energetici depositati proviene dalle imprese mentre un quarto da persone fisiche e il restante 10% da enti di ricerca.
Sotto il profilo delle tecnologie, l’attività innovativa italiana è rivolta, in linea col dato globale, principalmente verso storage (29%) e fotovoltaico (20%). Alquanto stabile al terzo posto l’eolico – al 16% nel 2016 e al 15% nel 2017 – mentre appare raddoppiata l’incidenza relativa delle innovazioni nel campo della cogenerazione, che passa dal 6% del 2016 al 12% del 2017, principalmente a discapito del solare termodinamico.
LE DIMENSIONI RAPPRESENTANO UNA CRITICITA’
Solo il 4,5% delle start up energetiche ha un capitale superiore a 250.000 euro ma la maggiore concentrazione (75,3%) è nelle fasce intermedie, quelle comprese tra i 5.000 e i 100.000 euro. Quindi la maggiore criticità sono le dimensioni: quelle con un valore della produzione considerevole – superiore ai 500mila euro appunto – sono poche e prevalentemente concentrate nelle regioni settentrionali, con un’incidenza relativa pari al 9% del totale delle start-up complessivamente presenti, mentre fattura oltre un milione di euro solo l’1,9% di quelle energetiche.
CATTANEO, NUMERI IMPORTANTI CHE DIMOSTRANO NOSTRA CAPACITA’ DI INNOVARE
“Sono numeri importanti – ha affermato l’assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo – che dimostrano la capacità d’innovazione delle imprese lombarde anche in un settore traino come quello energetico. Regione Lombardia sta investendo in maniera significativa sul tema dell’efficientamento energetico con l’obiettivo di continuare sulla strada della riduzione dell’inquinamento e degli sprechi. In questo ambito la sostenibilità è un tema strategico nel quale la Lombardia si afferma come leader perché è la prima Regione italiana per produzione di energia da fonti rinnovabili. I dati di crescita evidenziano che la nostra è una Regione sempre all’avanguardia e sulla cresta dell’innovazione”.